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Ha presentato i risultati delle ricerche che si stanno conducendo sul territorio della Val d’Agri relativamente allo studio e alla caratterizzazione delle emissioni di gas flaring del Centro Olio Val d’Agri (COVA) mediante l’utilizzo di tecniche satellitari avanzate, calibrate ad hoc sull’area in esame.

La ricerca in corso sta seguendo essenzialmente due filoni principali.

Da un lato, è stato sviluppato l’algoritmo RST-FLARE che permette di quantificare il potere emissivo del COVA in termini di Fire Radiative Power e, attraverso un modello di regressione lineare, di stimare su base annuale in maniera indipendente e con un buon grado di affidabilità (R2 ~ 73%) il volume di gas bruciato in torcia dal COVA (immagine in alto di Figura 1).

Durante i lavori del workshop, sono stati presentati i risultati recenti ottenuti dall’analisi degli ultimi 5 anni di dati satellitari (2010-2014). In particolare, le analisi hanno evidenziato un decremento continuo delle emissioni di gas flaring al COVA che, dal 2012 al 2014, risultano ridotte di circa il 40%. Tali risultati - oltre ad essere in linea con quanto riportato da ENI nel suo report 2014 - sono stati anche ulteriormente validati da stime indipendenti ottenute dal gruppo di ricerca del dr. Elvidge dell’NGDC-NOAA con dati VIIRS (immagini a sinistra di Figura 1).

 Il secondo filone di ricerca riguarda uno studio di fattibilità circa l’utilizzo di dati satellitari ad altissima frequenza di rivisita, quali quelli acquisiti ogni 15 minuti (5 minuti in modalità RapidScan) dal sensore SEVIRI (Spinning Enhanced Visible and InfraRed Imager), a bordo del satellite MSG (Meteosat Second Generation), al fine di implementare un algoritmo in grado di fornire h24 informazioni affidabili, rapide e tempestive circa la presenza di eventuali anomalie termiche (e.g. fiammate) al COVA. Sono stati mostrati alcuni risultati preliminari relativi agli eventi accidentali occorsi presso il COVA il 13 Gennaio 2014 e il 13 Novembre 2015, per i quali l’analisi delle radianze satellitari ha permesso non solo di identificare e datare con precisione di 15 minuti la fiammata ma anche di quantificarne l’intensità relativa (immagine a destra di Figura 1).

Ad oggi si sta lavorando all’ottimizzazione dei suddetti algoritmi sfruttando le migliori caratteristiche in termini di risoluzione spaziale e spettrale dei dati forniti da sensori di ultima generazione (quale VIIRS). Le performances di tali metodologie saranno ulteriormente migliorabili quando partiranno le prossime missioni satellitari (ESA/Sentinel 3 nel 2016 ed Eumetsat/Meteosat Third Generation nel 2018).

Il fine ultimo dell’approccio multi-sensore in via di sviluppo è la stima su base mensile e/o giornaliera - mediante l’analisi di dati polari - sia del volume di gas flaring del COVA sia delle emissioni di diossido di carbonio (CO2) e delle quantità di metano (CH4) bruciato in torcia. I dati geostazionari verranno inglobati in un sistema che, monitorando h24 il segnale termico del COVA, permetterà di identificare in tempo reale, e conseguentemente caratterizzare in termini di CO2 e CH4, eventuali fiammate.



Figura 1

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