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Ing. Serena Trippetta  (vedi Curriculum Vitae)

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Le attività di ricerca sono state finalizzate alla valutazione dell’impatto delle emissioni del Centro Olio Val d’Agri (COVA) sul particolato atmosferico nell’area di ingerenza di tale impianto ed hanno previsto l’integrazione di misure sistematiche della frazione sub-micrometrica del particolato atmosferico (PM1 ovvero particelle aerosoliche aventi diametro aerodinamico inferiore a 1.0 μm) e di tecniche innovative di biomonitoraggio per la stima delle distribuzioni spazio-temporali delle concentrazioni di elementi in traccia ad esso associati.

Il PM1 ha, infatti, rispetto alle altre frazioni dimensionali del particolato atmosferico, una maggiore capacità di penetrare nelle vie respiratorie più profonde e quindi di veicolare all’interno degli organismi viventi, essere umano compreso, sostanze tossiche. Tra queste, grande importanza è rivestita dagli elementi in traccia, tra cui numerosi metalli pesanti (cadmio, cromo, piombo, ecc.), in quanto sono particolarmente pericolosi per la tendenza di parte di essi a bioaccumularsi in alcuni tessuti degli esseri viventi e, quindi, provocare effetti negativi sugli esseri umani (cancerogenicità e mutagenicità) sia per esposizione diretta ma anche indirettamente, attraverso il loro ingresso nella catena alimentare.

 

Sintesi dei risultati

Le attività di ricerca hanno consentito di caratterizzare da un punto di vista chimico-fisico il PM1 campionato presso il centro abitato di Viggiano. Grazie al consolidamento di un’attività sperimentale iniziata nel dicembre del 2011 e tutt’ora in corso, è stato possibile quantificare le concentrazioni giornaliere e definire la composizione chimica in elementi in traccia del PM1 nonché individuare le sue principali sorgenti di emissione.

I risultati derivanti dall’analisi dei dati a disposizione hanno evidenziato un possibile contributo del COVA al PM1 presente a Viggiano. Infatti, tra gli elementi in traccia misurati (quali ad es.: alluminio, cromo, rame, nichel e piombo), lo zolfo è risultato essere quello più abbondante. E’ stata, inoltre, rilevata una presenza significativa di elementi di origine tipicamente crostale quali calcio, ferro, magnesio, sodio, alluminio e potassio in coerenza con le caratteristiche rurali dell’area circostante Viggiano.

Inoltre, tra le principali tipologie di sorgente del PM1 (tra cui: processi di combustione, emissioni industriali, traffico)  è stato rilevato l’apporto di reazioni atmosferiche secondarie tra emissioni gassose del COVA (per lo più SO2) e particelle di origine naturale locale e/o trasportata.

L’installazione, poi, nell’ottobre del 2011 di una rete di biomonitoraggio in Alta Val d’Agri - costituita da 59 stazioni distribuite su un’area di circa 100 km2 e includente tutti i centri abitati più prossimi al COVA - ha consentito di ottenere la distribuzione spazio-temporale delle concentrazioni di 18 elementi in traccia - inclusi diversi metalli pesanti -  associati al particolato atmosferico. I risultati hanno evidenziato come calcio, alluminio, ferro, potassio, magnesio e zolfo sono stati, tra gli elementi misurati attraverso campioni  esposti sia per 6 che per 12 mesi, quelli maggiormente presenti nell’intera area investigata. Ciò è in perfetto accordo con quelle che sono le caratteristiche dell’area oggetto di indagine dove attività antropiche tipiche di piccoli insediamenti urbani e legate ad impianti industriali in cui avviene la stabilizzazione del greggio e il pretrattamento del gas associato sono inserite in un contesto rurale.

 

Sviluppi futuri

Attualmente si sta procedendo ad analizzare l’intero database di misure di concentrazione e composizione chimica del PM1 al fine di quantificare i contributi delle diverse sorgenti (naturali e/o antropiche, locali e/o remote) al PM1 misurato a Viggiano e di definire i marker chimici per la stima dell’impatto delle attività estrattive e di pretrattamento di idrocarburi sul tale frazione del PM.

Inoltre, attraverso l’analisi dell’ampio database delle concentrazioni degli elementi in traccia associati al particolato atmosferico registrate in Alta Val d’agri mediante l’uso della tecnica del biomonitoraggio, si sta procedendo all’individuazione pattern diffusionali degli elementi in traccia misurati e, di conseguenza, all’identificazione delle aree circostanti il COVA a maggiore rischio di contaminazione ambientale.

Dal momento che la regione Basilicata ospiterà un secondo centro olio, attualmente in fase

di costruzione nell’area dell’alta valle del Sauro per il trattamento degli idrocarburi provenienti dal giacimento Tempa Rossa, è stata progettata ed installata ad ottobre 2013 una rete di biomonitoraggio.

Tale rete, finalizzata alla stima della distribuzione spazio-temporale delle concentrazioni di elementi in traccia di particolare interesse per l’area investigata prima dell’entrata in esercizio del costruendo centro olio, è stata sviluppata in maniera tale da includere, anche in questo caso, i principali centri abitati ricadenti nell’area di ingerenza del predetto impianto. I campioni  sono stati distribuiti su un’area di circa 70 km2 e successivamente ad un periodo di esposizione all’aria pari a 6 e 12 mesi. I campioni saranno successivamente caratterizzati chimicamente al fine di ottenere informazioni sullo stato della qualità dell’aria precedentemente all’entrata in esercizio del costruendo centro olio.

I primi risultati derivanti da queste attività di ricerca sono stati pubblicati sulla rivista  Natural Hazards and Earth System Sciences (http://www.nat-hazards-earth-syst-sci-discuss.net/special_issue24.html)



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