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Dr. Salvatore Margiotta  (vedi Curriculum Vitae)

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La tematica “Applicazione di metodi e tecniche geochimiche e minero-petrografiche finalizzate al monitoraggio e alla valutazione dei rischi ambientali e alla tutela della salute umana” si è articolata in tre distinte attività di ricerca, di seguito indicate, condotte presso l’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri (OAVDA) e il Laboratorio di Geologia Medica e Ambientale del CNR-IMAA di Tito Scalo:

1)     A1 - Studio al microscopio elettronico a scansione della frazione PM1 del particolato atmosferico, finalizzato alla differenziazione tra componente naturale e antropica;

2)     A2 - Caratterizzazione geochimica ed idrogeochimica di sedimenti e acque di falda;

3)     A3 - Studio dei fenomeni franosi con un approccio multidisciplinare, finalizzato alla individuazione di possibili fattori di rischio granulometrici, geochimici e minero-petrografici.

 

1)  Attività A1

Lo studio geochimico e mineralogico del PM1 è stato effettuato considerando un periodo di osservazione comprensivo di un evento di flaring al COVA (22 settembre 2012 – 1 ottobre 2012), ed ha evidenziato come la componente antropica, nella frazione > 0.7 µm, sia data prevalentemente da soot, mentre quella naturale è costituita in netta predominanza da particelle crostali. Le particelle con zolfo rappresentano una componente non trascurabile, benché minoritaria, del PM1 osservato, e si presentano in prevalenza come particelle miste derivanti da processi di deposizione o nucleazione di solfati secondari (componente antropica) su dust minerale (componente naturale). L’evento sahariano in atto nel periodo di osservazione sembra giocare un ruolo importante non solo nell’incremento del particolato geogenico, ma anche nell’apporto di particelle antropiche alloctone e nella formazione delle particelle miste contenenti zolfo.

2) Attività A2

Lo studio di dati ARPAB/ENI sulle acque di falda dei piezometri di monitoraggio lungo il perimetro del COVA, relativi al periodo compreso tra giugno 2011 e settembre 2013, ha evidenziato concentrazioni di manganese e solfati talora superiori alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione. Il manganese è presente in grandi quantità soprattutto all’inizio del periodo di riferimento, contestualmente a valori prevalentemente negativi di Eh, indicativi di condizioni riducenti potenzialmente in grado di favorire la solubilizzazione di manganese. La diminuzione di manganese disciolto, soprattutto a partire dall’estate 2012, si accompagna a valori di Eh nuovamente positivi. Allo stato attuale non è possibile, tuttavia, discriminare tra contributo antropogenico e geogenico del manganese, né fare delle ipotesi circa le cause che hanno potuto favorire l’instaurarsi delle condizioni riducenti e su quanto esse abbiano influito sul rilascio del manganese stesso.

3) Attività A3

La caratterizzazione composizionale e fisico-meccanica dei sedimenti interessati da un movimento franoso nei pressi di Montemurro ha messo in luce importanti anomalie composizionali in corrispondenza della zona di scorrimento e correlazioni statisticamente significative tra caratteri granulometrici e mineralogico-geochimici e caratteristiche di resistenza al taglio. Questo ha permesso di individuare alcuni parametri granulometrici, mineralogici e geochimici in grado di influenzare la franosità dell’area oggetto di studio.

Sviluppi futuri

Per quanto riguarda il particolato atmosferico, ulteriori osservazioni, condotte anche in condizioni ambientali e climatiche differenti, consentiranno di comprendere meglio quanto gli eventi di flaring al COVA possano influenzare la qualità ambientale nelle aree circostanti la sorgente di emissione, di discriminare, per il particolato misto e per quello combustivo, il contributo autoctono (legato alle attività antropiche in Val d’Agri) da quello alloctono (legato agli eventi sahariani), e di individuare possibili fattori geochimico-mineralogici nella implementazione di un indice di qualità dell’aria specifico per la Val d’Agri.

Relativamente alla caratterizzazione dei sedimenti e delle acque di falda nell’area del COVA, sarà importante disporre di serie temporali più lunghe, di ulteriori campionamenti di acqua e sedimenti (prelevati anche a maggiore profondità), e di modelli di laboratorio che consentano una più accurata valutazione dei processi di interazione acqua-roccia e della mobilità geochimica degli elementi. In un ulteriore sito pilota (Valle del Cavolo), interessato dalla presenza di “crostoni” antropici legati a siti estrattivi ormai dismessi, la caratterizzazione geochimico-mineralogica del top soil e dei sedimenti a differente profondità e la predisposizione di test di laboratorio consentiranno anche di valutare l’evoluzione nel tempo dei processi di inquinamento legati alle vecchie attività di estrazione. Lo stesso approccio metodologico, in termini di caratterizzazione geochimica e minero-petrografica delle matrici ambientali, potrà essere applicato anche alle aree destinate alla realizzazione di nuovi siti estrattivi e del nuovo centro di pretrattamento di Tempa Rossa, al fine di avere un “punto zero” rispetto al quale valutare l’evoluzione qualitativa delle caratteristiche composizionali di particolato atmosferico, acque e sedimenti durante la fase di attivazione ed entrata in regime delle suddette attività.




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