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Recentemente sulla rivista Environmental Science and Pollution Research  (ESPR) è stato pubblicato un articolo nel quale viene proposto un nuovo approccio metodologico per la valutazione del contributo naturale ed antropico al particolato atmosferico attraverso l’uso di tecniche di biomonitoraggio. Lo studio ha consentito di identificare e caratterizzare il contributo crostale, antropico, fumo, solfati e sale marino al particolato atmosferico ed evidenziare le aree impattate.

La presenza di elementi di traccia nell'atmosfera, quali ad esempio i metalli pesanti, costituisce da tempo oggetto di forte preoccupazione per gli effetti negativi che possono avere sull’ambiente e la salute umana. Nonostante negli ultimi decenni siano stati compiuti notevoli progressi per migliorare la qualità dell'aria, questa rimane una delle principali preoccupazioni dei cittadini europei. Secondo quanto riportato da Public Health and Environment Global Strategy Overview dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS 2011), "l'inquinamento atmosferico continua a rappresentare una grave minaccia per la salute in tutto il mondo" e "circa 800000 persone muoiono ogni anno" a causa dell'inquinamento atmosferico. Alla luce di ciò, la valutazione della qualità dell'aria rappresenta una delle questioni più rilevanti. Allo stesso tempo, però, il monitoraggio dell'inquinamento atmosferico relativo agli elementi in traccia è un problema molto complesso, poiché le concentrazioni degli inquinanti atmosferici sono caratterizzate da un'elevata variabilità spaziale e temporale che dipende da molteplici fattori. In tale ottica oggigiorno, oltre ai metodi tradizionali, si stanno sviluppando nuove tecniche quali appunto quelle di biomonitoraggio rivolte allo studio della qualità dell’aria. In questo contesto, è stato eseguito uno studio per indagare il potenziale contributo naturale e antropogenico alle particelle di aerosol atmosferico utilizzando tecniche di lichen-bag. Lo studio è stato realizzato in Val d’ Agri, area caratterizzata dalla presenza di uno dei più grandi impianti di estrazione e di pre-trattamento di petrolio (identificato come Centro Olio Val d'Agri - COVA) su terra ferma ed insistente in un contesto antropizzato. E’ stata realizzata una rete di 59 biomonitori coprenti un’area di circa 100 Km2 circostante il COVA. Successivamente sono state analizzate le concentrazioni di 17 elementi in traccia ( Al, Ca, Cd, Cr, Cu, Fe, K, Li, Mg, Mn, Na, Ni, P, Pb, S, Ti e Zn) nei biomonitori esposti (Figura 1) . I risultati hanno consentito di identificare e caratterizzare il contributo crostale (CM), antropico (ATE), fumo (Sm), solfati (Sph) e sale marino (SS) al particolato atmosferico. In fine, l’applicazione della Trend Surface Analysis ha consentito lo studio della distribuzione spaziale dei contributi analizzati evidenziandone le aree interessate (Figura 2).

 

Caggiano 1

Figura 1. Rete di biomonitoraggio e distribuzione temporale del potenziale contributo naturale ed antropico al particolato atmosferico nell’area adiacente il COVA

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Figura 2. Distribuzione spaziale del potenziale contributo naturale ed antropico al particolato  atmosferico nell’area indagata.

Per informazioni:

Rosa Caggiano, CNR-IMAA, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Giuseppe Calamita, CNR-IMAA Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Approfondimenti

Caggiano, R., Calamita, G., Sabia, S. et al. Biomonitoring of atmospheric pollution: a novel approach for the evaluation of natural and anthropogenic contribution to atmospheric aerosol particles. Environ Sci Pollut Res (2017) 24: 8578. https://doi.org/10.1007/s11356-017-8534-3

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