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Sono stati presentati e discussi sulla rivista internazionale Surveys in Geophysics i risultati di alcune recenti attività di esplorazione geofisica per scopi archeologici, eseguite da un team di ricerca costituito da diverse professionalità e competenze provenienti da due istituti del CNR (IBAM e IMAA), l’Università di Varsavia, l’Università di Bari ed il Ministero della Cultura .


Le tecnologie di investigazione non invasive basate sul Remote Sensing rappresentano un supporto fondamentale per la scoperta, la conservazione e la valorizzazione di siti di interesse archeologico. Le tecniche di indagine geofisiche, in particolare, possono consentire l’individuazione di antiche strutture sepolte nei primi metri di profondità del sottosuolo. Tra queste, le più efficaci per la ricerca di target archeologici risultano essere le tecniche elettriche, elettromagnetiche e magnetometriche. Seppur il loro utilizzo in campo scientifico è da considerare consolidato, in Sud-America il loro impiego è ancora limitato e non sistematico.

Dal 2007 nel quadro della missione di ricerca scientifica ITACA (Italian scientific mission for heritage Conservation and Archaeogeophysics) - con la direzione scientifica di Nicola Masini (CNR – IBAM) - sono state messe in campo una serie di attività estese al territorio nazionale del Perù e della Bolivia al fine di supportare gli archeologi nello studio di civiltà scomparse di cui si ha una conoscenza ridottissima a causa della mancanza di fonti e documenti scritti. Tra i risultati della missione ITACA possono essere annoverate importanti scoperte presso i siti di Nazca, Tiwanaku, Ventarron (Lambayeque) oggetto di numerose pubblicazioni in volumi e in riviste scientifiche.

Nel 2018, le attività di ricerca, si sono concentrate in un’area di forte interesse per la storia pre-ispanica del Sud-America che è la valle del Rio Urubamba, sede del noto sito Inca di Machu Picchu. A pochi chilometri da quest’ultimo, sorge il meno conosciuto sito di Chachabamba che occupa una posizione strategica nella valle del Rio Urubamba e che è parte integrante del Santuario storico di Machu Picchu. Posto ad una quota di oltre 2000 metri, il sito è oggetto di studi archeologici condotti dall’Università di Varsavia e dal Ministero della Cultura peruviano.

Attraverso l’utilizzo di tecniche georadar e geomagnetiche è stato possibile individuare una serie di anomalie distribuite nel sottosuolo in grado di fornire fondamentali informazioni utili sia per la pianificazione delle attività di scavo - che saranno effettuate nei prossimi anni dall’Università di Varsavia e dal Ministero della Cultura del Perù - che per una nuova prospettiva interpretativa della funzione del sito stesso.

Grazie all’esperienza matura sul sito di Chachabamba, è stato possibile sperimentare e validare l’approccio archeo-geofisico che si è successivamente applicato presso gli altri siti della Valle del Rio Urubamba compreso il Santuario di Machu Picchu, il quale vanta caratteristiche di tipo geologico e geofisico analoghe.

Masini

Figura 1: Individuazione del sito di Chachabamba nel sud del Peru (a) e in riferimento al sito di Machu Picchu (b), fasi di acquisizione con tecnica georadar e magnetometro (c-e)

 

Per informazioni

Nicola Masini, CNR-IBAM, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Luigi Capozzoli, CNR-IMAA, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Approfondimenti

N. Masini, L. Capozzoli, G. Romano, D. Sieczkowska, M. Sileo, J. Bastante, F. Astete Victoria, M. Ziolkowski, R. Lasaponara, Archaeogeophysical based approach for Inca archaeology, Surveys in Geophysics 2018, doi: 10.1007/s10712-018-9502-2, Part of ISSN: 0169-3298

 

 

 

 

 

Informazioni aggiuntive